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AVREBBE POTUTO

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C`era una volta, in un lontano paese, una brava persona, che aveva deciso di cambiare mestiere. Questo succedeva tanto tempo fa. Per farlo egli sarebbe andato oltre duecento chilometri lontano da casa e avrebbe cambiato oltre al lavoro, amicizie, abitazione, città e costumi.

Quella brava persona credeva ai rapporti sinceri e all`amicizia e decise di salutare, organizzando una festa, gli amici che aveva. Per rendere la festa più personale, poiché quella brava persona si divertiva a scrivere testi, chiese a due amici di farne di alcuni suoi pezzi due belle canzoni.

La festa fu molto gradita e lasciò per anni un ricordo in quanti vi avevano partecipato.

Le canzoni furono suonate e cantate e restarono nell`intimo di tutti coloro che quella sera festeggiarono la partenza della brava persona.

Furono scritte per la festa e per restare nei ricordi di un uomo, che era una brava persona e non voleva smarrire nella propria coscienza gli amici che aveva.

Non erano canzoni di grande successo, non lo sarebbero mai diventate. Erano solo melodie armoniose, fatte da chi con goliardia voleva allietare una festa per lasciare un grande ricordo ai presenti.

Lo stupore raggiunse dopo anni quella brava persona, quando ebbe ad udire una simile melodia tra le canzoni che avevano vinto la più importante gara canora di quel lontano paese.

Non c`era dubbio, nessuno poteva aver derubato i ricordi di un tempo, perché sottochiave nel cassetto più nascosto di casa. Era solo un evento fortuito, che la melodia fosse riproposta dopo anni nella gara più importante del luogo e che risvegliasse ricordi ed affetti nella brava persona. La melodia era allegra, semplice e senza pretese. Questo suo modo di essere la fece riproponibile da chi non si era molto sforzato ad imbastire le note. Andava bene per una serata tra amici, ma non poteva essere premiata al pari di un successo immortale. Ne sarebbe scaduta la canzone come arte.

Quella brava persona si sentì indignata da quella storia e scrisse al signor Direttore della gara canora, lamentando la pochezza di quella musica, che già conosceva e che per lui era solo un ricordo goliardico di un tempo che fu. Voleva risvegliare nella gente la voglia di musica vera e non di canzonette scritte per allietare una festa.

In quel lontano paese non fu del tutto compreso, qualcuno pensò che volesse rivendicare il premio egli stesso, mentre i giornali parlarono addirittura di plagio. Chi poi doveva stare con lui, nel denunciare il basso profilo che era stato premiato, si ritirò timoroso di essere preda di una cosa più grande.  

Quella brava persona, di un lontano paese, si sentì come Don Chisciotte senza più il fidato scudiero. Quando gli dissero `io non ci sto, perché tengo famiglia`, decise di rinunciare egli stesso a moralizzare la canzone del suo lontano paese.

Si sprofondò nei ricordi, piacevoli e pensò che un poco avesse vinto egli stesso quella gara canora, una volta accettato il verdetto del giudice. Soprattutto si convinse che nessuno inseguisse più la bellezza ideale, ma solo una pochezza goliardica, che in quel lontano paese divenne uno stile richiesto da tutta la gente.

La sera si addormentava pensando che avrebbe potuto esistere un`altra musica, che forse qualcuno avrebbe meritato ben altra sorte, eppure quello che la gente voleva non era cultura o bellezza ideale, perché si accontentava di una melodia povera senza pretese, per cercare con essa lo svago dai problemi del tempo.

In quel lontano paese la brava persona si accorse che era per sempre sparita la musica vera e che era giunto un triste momento nella vita del luogo, perché in un passato vissuto dagli avi la musica lì era qualcosa di sublime ed eccelso ed era invidiata da tutte le genti del mondo.

Lui avrebbe potuto cambiare le cose, ma da solo non ebbe la forza di farlo, né di risvegliare nelle coscienze degli altri la voglia di sentire dei suoni e delle canzoni che avessero un eterno valore.

Ecco come fu che la musica vera sparì per sempre da quel lontano paese.