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QUANDO SCRIVO?

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La risposta è semplice: in ogni attimo libero della mia giornata.

In realtà l’atto dello scrivere è la cosa più semplice, perché non necessita di un luogo o di un tempo particolare, dal momento che è solo il trasferire su videoscrittura un elaborato alle volte cartaceo o più spesso mentale.

Lo scrivere vero lo faccio quando penso e questo avviene durante un viaggio, in treno o se guido, prima di prendere sonno e tutte le volte che sono solo con me stesso e la mia mente. Può succedere se faccio una gita, se osservo navigare una barca sul lago, quando passeggio o leggo il giornale. Scrivere è l’atto che porta la mia mente ad estraniarsi dalla routine della vita, per dar corso ad un  pensiero concreto. Scrivo a mente e ripeto più volte il pezzo che ho scritto, ogni volta in modo sempre più ricco di particolari e di colpi di scena.

L’atto pratico di trasformare ciò che ho pensato in caratteri e poi in cartelle dattiloscritte avviene la mattina del sabato o della domenica, oppure la sera seduto sul divano del salotto, davanti ad una televisione che ascolto con disinteresse senza vedere.

Quando lo scritto prende sostanza, allora passo a quello che ritengo la fase più importante del lavoro, ‘la limatura’. Rileggo, correggo e aggiungo, moltiplicando il numero dei caratteri per arrivare alla conclusione dell’idea. Per scrivere un libro ci vogliono mesi, perché le riflessioni e i passaggi non sono presenti dall’inizio, emergono dalle pagine bianche della mente durante ogni fase di limatura. Quando parto non so mai dove arriverò né come finirà il racconto. Lo completo di solito al mare d’estate, perché posso dedicare ogni mia energia quotidiana alle riflessioni finali.

Non so se il mio scrivere nei ritagli di tempo potrebbe giovarsi di uno spazio full time, perché riesco a scrivere solo stando immerso nel mondo. Da esso traggo spunti e pensieri che poi diventano personaggi e fatti.

Isolato da tutto e da tutti per giornate intere forse non riuscirei più ad avere quegli spunti che oggi mi appagano.